"Ultimamente leggo numerosi articoli che parlano del consumo degli alimenti oltre la data di scadenza. Alcuni dicono che non c’è nessun problema, altri mettono in guardia dai possibili rischi. Insomma, le indicazioni sono discordanti, io mi limito a seguire quello che c’è scritto sulle etichette. Ma non tutti i prodotti presentano le indicazioni di scadenza: ad esempio con il pesce fresco come bisogna comportarsi? È vero che dopo tre giorni c’è il rischio di intossicazione". Giulio. Abbiamo rivolto il quesito agli esperti di Eurofishmarket, il sito specializzato in consulenza e informazione nel settore dei prodotti ittici. Gli articoli relativi ai cibi in scadenza, pubblicati recentemente da alcuni quotidiani, riportano affermazioni non sempre corrette che rischiano di allarmare il consumatore. Per quanto riguarda i prodotti ittici è difficile dare una riposta sola.
I pesci comprendono un’infinità di specie e non è possibile fissare una "data di scadenza" universale.
La scadenza dipende:
- dalla specie (es. la triglia mediterranea è molto delicata e dopo tre giorni il sapore subisce un vistoso cambiamento, mentre un branzino si conserva bene più di 3 giorni);
- dal metodo di cattura utilizzato (es. il merluzzo o il pesce spada pescati all’amo non subiscono traumi e si conservano più a lungo rispetto a quelli presi con la rete);
- dalla conservazione del prodotto dopo la cattura e dall’efficienza della catena del freddo. Per legge non è obbligatorio indicare il giorno della cattura e quindi non compare sulle etichette, ed è importante quindi essere in grado di valutare la freschezza del prodotto sulla base dell’esame visivo in base alle caratteristiche anatomiche tipiche della specie. I parametri cambiano molto a seconda del tipo, ma alcuni sono abbastanza validi per molti pesci, come occhio, branchia, rigidità cadaverica, presenza/assenza di muco, elasticità delle carni, odori anomali e facilità di sfilettamento ed eliminazione delle spine (più semplice nei prodotti meno freschi). Per rispondere alla sua domanda, dopo 3 giorni, se il pesce viene mantenuto alla corretta temperatura di refrigerazione, non da problemi di salute, piuttosto ha un minor valore nutritivo e l’assaggio potrebbe deludere. I problemi gastroenterici possono riscontrarsi, ma solo se conservato in locali con un livello igienico scadente o in cui le temperature non sono rispettate. Le ricordo infine che in alcune catene di supermercati è abitudine indicare sulle confezioni la data di confezionamento e di scadenza, e anche ritirare dagli scaffali il prodotto il giorno della scadenza per evitare che venga acquistato.
Valentina Tepedino (direttore Eurofishmarket)
tratto da:http://www.ilfattoalimentare.it